L'età dell'ansia
Si può tranquillamente affermare, anche in base alle più recenti scoperte scientifiche relative appunto agli studi su ansia e panico che alla base di tali manifestazioni non si deve pensare soltanto a stati cerebrali, ma, al contrario, queste debbano essere comprese ed interpretate come esperienze consce, tipicamente umane, costruite cognitivamente sulla base di di processi inconsci.
Quindi, il terapeuta, se vuole risultare, effettivamente, efficace, deve saper agire sia sulle esperienze consce sia sui processi inconsci.
L’ansia fa parte della vita, c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, aver timore, agitarsi o sterrassi e questo è del tutto normale, anche se noi non siamo tutti ansiosi nella stessa misura, infatti, mentre alcune persone sono ipersensibili e si preoccupano di tutto, altre sono fredde come il ghiaccio e sembrano prendere tutto con distacco.
La parola inglese anxiety proviene dal latino anxietas che, a sua volta, deriva dal greco angh che significa oppresso o turbato, ovvero angosciato.
Infatti, Freud diceva che l’angoscia riguarda lo stato in sé e prescinde dall’oggetto che la suscita, mentre la paura richiama l’attenzione proprio sull’oggetto, in quanto, sempre secondo Freud, l’angoscia nasce dalla necessità di tenere al di fuori della coscienza impulsi legati a pensieri e ricordi stressanti.
Attraverso il meccanismo di difesa della rimozione, questi impulsi vengono nascosti nella mente inconscia e quando la rimozione non riesce, gli impulsi problematici arrivano alla coscienza provocando l’angoscia nevrotica.
Complessivamente, i disturbi di paura e ansia sono fra i problemi psicologici più diffusi e sono presenti nella popolazione per un valore più grande del doppio rispetto ai problemi dell’umore quali, ad esempio, la depressione ed il disturbo bipolare.La comprensione della paura e dell’ansia
Tradizionalmente, le teorie sulle emozioni si sono concentrate sui sentimenti consci, infatti mentre William James, padre della psicologia americana ha ipotizzato che la paura sia un sentimento conscio che si presenta quando ci troviamo a dover rispondere ad un pericolo.
Freud ha detto che l’angoscia è “qualcosa che si sente“ e che “fa certamente parte della natura di un sentimento il fatto che esso sia avvertito“ ed è per questo che è ormai opinione comune e molto diffusa che la paura sia una relazione fra stimoli e risposte e non un sentimento specifico.
Esattamente, paura e ansia e altre emozioni sono proprio quello che le persone hanno sempre pensato che fossero, ovvero sentimenti consci.
L’ansia e la sua compagna, la paura, sono, come diceva Freud, enigmi, e la ricerca di una soluzione ci porterà attraverso molti aspetti del modo in cui funzionano il cervello e la sua mente.
Infatti, è proprio la coscienza ad essere il nostro migliore amico e anche il nostro peggior nemico, in quanto essa ci permette di scrivere e di rivedere il racconto della nostra vita, la storia di noi stessi e quella che viviamo ogni istante di ogni giorno, quella che ci permette anche di riempire gli spazi vuoti del nostro sé futuro e il modo in cui riempiamo questi spazi è un elemento importante nella visione generale della nostra vita.
Le persone timorose e ansiose vedono davanti a sé guai e trascorrono la loro vita a rimuginare sugli scenari peggiori che, fortunatamente, molto spesso non si verificano.
Il cervello può imparare a non essere in ansia
Infatti, queste persone credono che preoccuparsi dia loro il potere di mettere in pratica i piani che, in passato, hanno impedito che avvenissero cose negative, anche se, proprio come il cervello può imparare ad essere in ansia, può anche imparare a non esserlo e, anche se alcune persone sono, per loro natura, molto più ansiose di altre, un’ansia sempre crescente non deve essere il loro destino.
Quindi, bisogna cercare, in qualsiasi modo, di impegnarsi per cambiare, perché il cambiamento è difficile e, per una serie di motivi, peraltro implicitamente comprensibili, è più difficile per alcuni che per altri, ma il cervello è un organo adattabile.
Basta essere in grado di far sì che quei cambiamenti tanto sperati avvengano, ed è proprio questo il motivo per cui si può sperare che la scienza che studia la paura e l’ansia ci possa essere d’aiuto sempre più.
E se anche abbiamo percorso, finora, una lunga strada, ancora molta ne resta da fare, per cui, armati di concetti chiari ed empiricamente fondati, di nuovi strumenti scientifici e di buone idee, speriamo di riuscire ad attuare sempre più nuove ed efficaci tecniche di cura, affinché le generazioni future possano essere meno inclini a pensare alla propria epoca come all’età dell’ansia, dell’angoscia e della paura.