Indagine su un’epidemia, una peste moderna
Al 161º Meeting Annuale dell’American Psychiatric association (APA), che si tenne nel maggio 2008 a Washington, D.C., circa la metà dei ventimila psichiatri presenti era straniera.
Nei corridoi si discuteva rumorosamente di schizofrenia, di disturbo bipolare, di depressione, di disturbo da attacchi di panico, di disturbo da deficit di attenzione/iperattività, e di tanti altri disturbi descritti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell’APA; nel corso dei cinque giorni del Meeting, nella maggior parte delle conferenze, dei workshop e dei simposi venivano esposti i progressi avvenuti nei singoli campi.
“Siamo andati molto avanti nello studio dei disturbi psichiatrici e il nostro livello di conoscenza continua ad aumentare” disse la Presidente dell’APA Carolyn Robinowitz al pubblico dei partecipanti nel suo discorso di apertura. “Il nostro lavoro salva e migliora tante vite”.
Proprio qui si nasconde il mistero.
Le disabilità psichiatriche sono aumentate
Se davvero sono avvenuti questi grandi progressi nelle cure disponibili, ci dovremmo aspettare – negli ultimi cinquant’anni – una riduzione del numero di pazienti con disabilità psichiatriche negli Stati Uniti, su base pro-capite.
Ci dovremmo aspettare, inoltre, che il numero di pazienti psichiatrici con gravi disabilità abbia subito, su base pro-capite, una riduzione ancora più accentuata dopo l’introduzione della fluoxetina e degli altri psicofarmaci di “seconda generazione”, nel 1988.
Avremmo dovuto assistere a una riduzione, in due tappe successive, dei tassi di disabilità psichiatrica.
Con la rivoluzione psicofarmacologica, invece, il numero dei casi con disabilità psichiatriche persistenti è balzato alle stelle, negli Stati Uniti.
Inoltre, questo aumento ha subìto un’ulteriore accelerazione con l’introduzione della fluoxetina e degli altri psicofarmaci di seconda generazione. Quello che veramente preoccupa è che questa peste moderna sta contagiando anche i bambini americani. Le cifre relative alle disabilità persistenti portano ad una questione molto più ampia.
Perché così tanti americani – oggi – pur non avendo disabilità psichiatriche persistenti – presentano problemi persistenti, come depressione ricorrente, sintomi bipolari e ansia invalidante? Se disponiamo di trattamenti davvero efficaci per questi disturbi, perché la malattia mentale è diventata un problema di salute sempre più rilevante negli Stati Uniti?
Tocca a noi
Come collettività, nutriamo piena fiducia nella possibilità che i medici riescano a trovare le cure migliori per tutte le possibili patologie. Ci aspettiamo che loro siano onesti nel dire se riescono, o meno, ad avvicinarsi a questo obiettivo.
Se guardiamo alle possibili soluzioni per fermare l’epidemia di disabilità psichiatriche che è scoppiata nel nostro paese, non possiamo nutrire fiducia nella capacità della psichiatria di assumersi questa responsabilità.
Ci hanno raccontato che è noto che la schizofrenia, la depressione e il disturbo bipolare sono disturbi del cervello, anche se non sono stati in grado di mostrarci alcuna ricerca scientifica che lo dimostri.
Ci hanno raccontato che gli psicofarmaci correggono degli squilibri chimici cerebrali, anche se decenni di ricerche non sono riusciti a confermare questa ipotesi.
Ci hanno raccontato che la fluoxetina e gli altri farmaci di seconda generazione erano molto più efficaci e molto più tollerabili dei farmaci di prima generazione, anche se gli studi randomizzati controllati non lo hanno mai dimostrato.
Se la psichiatria fosse stata onesta con noi, questa epidemia sarebbe già stata fermata molto tempo fa. Gli esiti a lungo termine sarebbero stati resi pubblici e sarebbero stati oggetto di discussione, e questo avrebbe suscitato il necessario allarme sociale. La psichiatria, invece, ci ha raccontato delle favole, che servivano a proteggere la reputazione di questi farmaci, e questo ha determinato danni enormi, su vasta scala.
Noi abbiamo bisogno di essere informati sugli studi di esito a lungo termine… dobbiamo chiedere a tutti quelli che prescrivono psicofarmaci di dare una risposta convincente alle numerose domande che la letteratura scientifica solleva.
Detto con altre parole, noi abbiamo bisogno di partecipare a un dibattito scientifico condotto in modo onesto. Noi abbiamo bisogno di discutere di quello che si sa davvero sull’origine biologica dei disturbi mentali, di come agiscono i farmaci e di come i farmaci aumentano la probabilità che le persone possano diventare cronicamente malate.
Se noi potessimo partecipare a un dibattito su questi argomenti, certamente ci sarebbe qualche cambiamento. La nostra società potrebbe accettare e promuovere interventi terapeutici non farmacologici. I medici prescriverebbero i farmaci in modo più prudente, e per periodi più brevi.
Si smetterebbe di dare ai bambini in affidamento pesanti cocktail, spacciandoli per una terapia medica. Per dirla in poche parole, il nostro delirio collettivo sulla “rivoluzione psicofarmacologica” potrebbe dissolversi e la luce della ricerca scientifica di buona qualità potrebbe illuminare la strada che ci porta verso un futuro migliore.
Epilogo
“Pochi hanno il coraggio di rivelare una verità scomoda” Edwin Percy Whipple, 1866
La nostra società è convinta che gli psicofarmaci abbiano portato a cambiamenti “rivoluzionari” nel trattamento dei disturbi mentali e, invece, questo libro presenta lo sviluppo di un’epidemia di disabilità psichiatriche provocata da questi farmaci.
Tratto da “INDAGINE SU UN’EPIDEMIA” di Robert Whitaker , edizioni Giovanni Fiorini Editor