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Come coinvolgere i familiari nel trattamento della depressione

Come coinvolgere i familiari nel trattamento della depressione

depressione
Il coinvolgimento dei familiari per chi soffre di depressione consiste nel supporto emotivo, pratico e relazionale offerto dai membri della famiglia per favorire il benessere della persona depressa.

Nella grande maggioranza dei casi, nel trattamento di una persona depressa, viene coinvolta anche la famiglia, il familiare più vicino, o anche persone legate da un particolare rapporto d’amicizia con l’ammalato.

Psicologo e paziente: l’importanza del primo incontro

Già durante il primo incontro terapeutico per il trattamento della depressione, è molto probabile che il paziente si presenti accompagnato, quasi come se cercasse il conforto ed il sostegno di chi gli sta accanto.

Spesso, questo primo incontro, assume un significato che va al di là della semplice formulazione diagnostica.

Il primo incontro con lo psicologo può rappresentare per il depresso, la ricerca di un’occasione che gli permetta, con l’aiuto dello psicoterapeuta stesso, di farsi capire da chi gli sta accanto.

Quando lo psicologo espone le inevitabili limitazioni che vengono originate dalla depressione, queste possono suonare più utili come messaggio per il familiare che non per il paziente stesso.

Così si realizza immediatamente già un primo intervento terapeutico preliminare. Questo intervento allevia i sensi di colpa che il depresso nutre nei confronti di chi gli sta accanto.

Non è molto semplice rendersi conto di quanto poco possa valere nella depressione un discorso sulla buona volontà del malato che è, in genere, uno degli errori che più facilmente compie chi si prende cura, a livello familiare, del malato di depressione.

Un paziente che ha ridotto al minimo la sua attività, di buona volontà ce ne sta mettendo tanta, comunque, tutta quella che ha. D’altronde, nessuno risolve una broncopolmonite e nemmeno una banale influenza con la sola buona volontà. Altrettanto succede con la depressione.

La depressione non è una malattia voluta e, non è frutto della pigrizia. Proprio per questo motivo, per i familiari, è molto importante evitare di incitare il depresso all’attività, a prendere iniziative e a “darsi da fare”.

I familiari del paziente depresso: come dovrebbero comportarsi

Per il trattamento della depressione può essere preferibile “valorizzare” anche i più piccoli progressi di ogni giorno. Un familiare può incoraggiare sempre il paziente depresso dicendo che un periodo depressivo è sempre destinato a concludersi magari anche spontaneamente.

Qualsiasi iniziativa potrà essere, comunque, rimandata al momento della guarigione. Questo concetto assume, inoltre, particolare importanza proprio quando si tratta di prendere decisioni impegnative quali, ad esempio, cambiare casa, cambiare lavoro, separarsi.

Spesso in corrispondenza delle fasi depressive nascono fantasie fondate sullo sconforto e non legate ad esigenze reali. La depressione, molto spesso, induce a vedere situazioni fallimentari ed insostenibili ovunque ci si volga e spesso si può essere tentati dal pensiero che un brusco cambiamento potrebbe essere la soluzione vincente.

Naturalmente questa non è la soluzione ed è molto più consigliabile temporeggiare in attesa di tempi migliori. Altrettanto vale per le vacanze e i viaggi d’evasione che vengono sovente visti come un toccasana per migliorare l’umore.

Questi diversivi possono addirittura essere, di fatto, controproducenti ed alimentare un senso di inutilità e di colpa. Molto spesso per chi sta accanto ad una persona depressa, la difficoltà può essere rappresentata proprio dall’idea di dover sopportare il senso di impotenza che, inevitabilmente, si sperimenta nei confronti del malato a causa del senso di fallimento proprio di chi soffre di depressione.

Evitare di criticare i trattamenti proposti dallo psicoterapeuta

A volte, a questo senso d’impotenza si rischia di rispondere con modalità irragionevoli, intervenendo in modo erroneo, per esempio criticando i trattamenti che sono stati proposti. Al contrario, è assolutamente importante non minare la fiducia dell’ammalato su quello che sta facendo per curarsi, alimentando dubbi, ipotesi e critiche più o meno velate.

E’ sicuramente, invece, preferibile parlare, eventualmente, direttamente con il terapeuta che potrà, in questa occasione, fornire tutte le spiegazioni necessarie. E’ molto importante sapere che lo scoramento della mancata guarigione in tempi brevi è ciò che alimenta i pensieri critici verso il trattamento che si sta seguendo.

Nella terapia della depressione non vi sono guarigioni immediate, anzi, a volte, la psicoterapia, all’inizio della cura, può dare, addirittura, la sensazione di un peggioramento e quindi è necessario essere preparati al fine di non giudicare la cura come inefficace.

La depressione è curabile ma coi i giusti tempi terapeutici

La depressione è un disturbo sì curabile, ma che richiede un tempo necessario per la “messa a punto” della terapia. La preoccupazione di un riaccendersi della sintomatologia ad ogni minima variazione del tono dell’umore può rappresentare un pensiero disturbante costante.

Questo pensiero ingenera il rischio di tradurre in patologia anche le manifestazioni più innocenti, causando così forme d’incomprensione che possono creare, a loro volta, ulteriori malesseri al paziente, perché, non dobbiamo mai dimenticarlo, di depressione si può guarire.

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